L'emergenza Coronavirus spiegata in termini semplici da 2 Esperti

Scott Hsie della facoltà di medicina dell’Università della California UCLA, Los Angeles, e Ami Chai epidemiologa della Johns Hopkins University, Baltimora, ci danno alcune indicazioni molto interessanti sull’emergenza coronavirus e ci dicono perché è importante l’isolamento sociale.

Ci spiegate che tipo di emergenza ci troviamo di fronte?

Se non facciamo nulla, questa epidemia va fuori controllo. Ormai quasi tutti i governi concordano su questo punto. Ogni settimana il numero di persone infette raddoppia o triplica, secondo le migliori stime R0 ad oggi. (Il numero di riproduzione di base R0 è il numero di casi secondari che un caso primario è in grado di produrre in una popolazione suscettibile al contagio, ndr).

In Italia, ad esempio, la situazione è critica. Se la gente non lo capisce allora è necessario spiegare che entro circa due mesi gli ospedali potrebbero collassare. Sarebbe dunque necessario creare nuove strutture di emergenza. In Cina questo è avvenuto perché Wuhan, l’epicentro dell’epidemia, è stata supportata dal resto del paese per scongiurare che il contagio si propagasse.

Provvedimenti seri e immediati, allora?

Si rende necessario agire perché la prospettiva che non ci siano più posti letto nelle unità di terapia intensiva è reale. A quel punto il tasso di mortalità può salire e superare il 5% e arrivare anche al 10% o oltre, soprattutto a causa della mancanza di respiratori.

Quindi condividete le misure prese dal nostro governo?

Certo. Stare a casa non è bello ma è necessario. Facciamo un ragionamento logico. Se dichiariamo uno stato di emergenza, quindi chiudiamo le scuole, aeroporti, negozi e aziende, il paese si blocca. Per quale motivo? Per qualche migliaio di casi? Per un virus che se sei sano non ti provoca conseguenze? Beh, non è così semplice. Certo, è vero che nella maggior parte delle persone il virus risulta innocuo, e che il suo tasso di letalità, visto in modo distaccato diremo, non è così alto. Perciò, la gente poi si chiederà, perché abbiamo chiuso il paese se l’influenza ordinaria uccide fino a 20 volte di più? Siamo sicuri che è stata una scelta saggia? Non è che abbiamo reagito in modo eccessivo?

Ecco, appunto, non è per caso una reazione eccessiva?

No! Perché qualche migliaio di casi può diventare qualche milione o anche molti milioni di casi in poche settimane se non si prendono provvedimenti seri. Questo è il motivo per cui i governi di tutto il mondo stanno intraprendendo azioni restrittive. Siamo al limite del precipizio, inutile negarlo. Veramente pensate che la OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) avrebbe dichiarato che questo è una pandemia se non fosse stato necessario?

Quindi, il Covid-19 è una pandemia dalla quale potremmo  non liberarci molto presto?

Non lo sappiamo ancora. Potrebbero volerci 2 anni o 3, dipenderà da quando saremo in grado di trovare una buona cura e un vaccino. I tempi non sono così rapidi però. E per favore, che sia chiaro, non esiste allo stato attuale nessun farmaco, da nessuna parte al mondo. Sappiatelo e non credete alle false notizie che in questi giorni circolano copiose.

Il nostro appello è che la gente stia attenta. Per favore, se hai tosse o febbre, stai a casa e stai lontano dagli altri. Probabilmente hai solo un raffreddore, ma se sei positivo e per tua fortuna non hai sintomi o sono leggeri e non necessiti di cure, puoi fare la tua parte assicurandoti che il tuo Covid-19 finisca con te e non venga trasmesso ad altri.

Ami ci fa un esempio alquanto eloquente

Ammettiamo di trovarci in un paese di 50 milioni di abitanti (in Italia come sappiamo siamo circa 60 milioni, ultima stima Eurostat 60.48 milioni, ndr). Poniamo il caso che tutti partecipino ad una festa. Poniamo anche il caso che l’80% di loro sia in ottimo stato di salute e che il virus quindi possa essere veramente pericoloso per il rimanente 20%

Con buona probabilità, tutti si infetteranno e il 20%, quindi ben 10 milioni, si ammaleranno in modo serio.  Poniamo anche il caso (non un’ipotesi qualunque ma risultante da stime effettuate da vari centri di ricerca, ndr) che di quella popolazione di 50 milioni, il 12% subirà delle conseguenze molto gravi e necessiterà di terapia intensiva perché presenterà gravi sintomi respiratori. Il che significa 6 milioni di persone che hanno bisogno di ventilatori e di cure molto severe. Avete un’idea di cosa significhi recuperare 6 milioni di ventilatori? (Ventilatori e respiratori sono lo stesso dispositivo medico, ndr).

Negli Stati Uniti, questo stesso calcolo porta a oltre 40 milioni di respiratori, un numero tale che probabilmente non esiste in tutto il pianeta. Seppure il tasso di letalità rimane basso, la contagiosità e le complicazioni causate su un numero elevato di persone portano ad una crisi e una paralisi di qualsiasi sistema sanitario.

Da qui la necessità di contenere il più possibile i contagi.

 

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