Come ormai tutti sappiamo, dal 25 Maggio scorso è in vigore il GDPR, il nuovo regolamento Europeo 679 del 2016 che disciplina la protezione dei dati dei cittadini residenti nella UE.
Sono varie le ragioni per cui il regolamento è stato voluto e reso effettivo, anzitutto lo scopo preciso e dichiarato di uniformare la sicurezza dei dati per favorire il mercato digitale.
La cosiddetta IA o AI (artificial intelligence) “intelligenza artificiale” è in continuo progresso e di ciò si avvantaggia ovviamente anche la pubblicità, in generale il c.d. Digital Marketing.
È già tecnologicamente possibile tracciare un utente una volta che viene in contatto con un annuncio e seguire le sue interazioni sul web.
È anche possibili dirigere gli utenti in base ai programmi che guardano, ad esempio attraverso le Web TV, senza che gli individui possano rendersene conto.
Tali pratiche sono vietate dal GDPR se non espressamente dichiarate e per le quali è necessario un consenso informato e ottenuto in modo chiaro e legittimo. Inoltre, come sappiamo, tale consenso deve poter essere ritirato in qualunque momento dal soggetto interessato.
Ancora molto c’è da fare, a quanto si vide sui vari siti Internet, poiché in tanti casi purtroppo non sono in piena regola.
E intanto, cominciano già a fioccare le prime sanzioni, e non sono per niente tenere.
Impatto del GDPR nel Digital Marketing.
Ci siamo già occupati in questo blog dell’impatto della nuova disciplina della privacy sulle tecniche di email marketing.
Le limitazioni introdotte dal GDPR e la richiesta di consenso laddove un certo comportamento è concesso – ma appunto solo dietro consenso informato – stanno creando un certo scompiglio e una certa amarezza tra gli operatori.
Se un utente non attiva i cookie – e può non farlo! – il tracciamento degli annunci pubblicitari diventa problematico e perfino pressoché impossibile per quanto riguarda gli annunci PPC (pay per click).
Inoltre, la pratica di indurre gli utenti ad accettare banner o email attraverso caselle pre-spuntate è assolutamente vietata.
Noi non abbiamo mai visto di buon occhio il marketing invasivo e abbiamo guardato sempre con un certo sospetto la pratica dell’email marketing, che troppe volte scade nello spamming. Certo, si può fare in modo del tutto vantaggioso per l’utente ma bisogno mantenere una certa discrezione e un certo stile.
Può il GDPR invece rappresentare un vantaggio per il Digital Marketing?
Assolutamente sì!
Il termine Digital Marketing rappresenta un concetto molto largo e implica centinaia di diverse pratiche. Alcune di queste sono del tutto esecrabili, perfino truffaldine, pensate a quelle esche per gonzi tipo “I segreti per dimagrire che i dietologi non vi diranno mai” oppure “Fino al mese scorso faceva il manovale, ora è diventato milionario con questo semplice metodo” e via dicendo.
Non è che queste cose sono proprie della sfera digitale, la tecnologia non rende più buoni o più cattivi, a limite offre uno strumento di maggiore divulgazione per certe attività odiose e criminali.
Ma il Digital Marketing, quello praticato da queste parti, è produzione di contenuti professionali per migliorare le prestazioni aziendali, per rendere i processi commerciali più snelli e produttivi, per diffondere il marchio e il prestigio di un’impresa, per offrire servizi che migliorano le attività di molti.
Quindi, a parte la parte creativa, ovvero la produzione di testi, immagini e video, vi è una parte del Digital Marketing che poi diventa la più cruciale, il SEO, l’ottimizzazione dei contenuti perché siano facilmente resi reperibili dai motori di ricerca e aumentino di conseguenza il successo di un’iniziativa pubblicizzata sul web: sito, blog, landing page etc.
Il SEO ha beneficiato dall’introduzione del GDPR.
Ebbene sì! Il SEO, se fatto bene e da professionisti che sanno quello che fanno, trae enormi benefici dal GDPR.
Molti esperti ritengono – e così anche noi – che costringendo il GDPR a onerose restrizioni sui canali di marketing tradizionali, quali la pubblicità a pagamento sul web, molte aziende sposteranno la loro attenzione e concentreranno i loro sforzi migliorando il SEO. Ed è quello che in effetti bisogna fare e che, implicitamente, ci dice il GDPR.
Guadagnati i clienti sul campo, con onestà e trasparenza, facendo ricorso alle tue capacità e alla tua intraprendenza, rispondendo alle esigenze del mercato.
Ecco alcune dei vantaggi più evidenti offerti dal GDPR.
Sappiamo che il GDPR obbliga le aziende a pubblicare una privacy e cookie policy conforme con il regolamento. Sappiamo che dobbiamo darne avviso agli utenti del sito e quindi inserire dei link ben evidenti in modo che questa pagina sia facilmente raggiungibile e leggibile.
La pagina della policy conforme GDPR diventa ora una pagina ad alto valore, poiché molti, se non tutti, andranno a leggerla, soprattutto quando si tratterà di chiedere il consenso per via di una richiesta tramite form o iscrizione newsletter etc.
Pertanto, aggiungere un link ad una sitemap del sito, o ad altre pagine di alto valore, nella pagina della policy aiuterà il SEO.
In effetti, l’aggiunta del link della policy su pagine importanti del sito ottimizza il lavoro dei crawler dei motori di ricerca creando un sistema di link interni di alto valore informativo.
Infatti, molte aziende stanno già investendo parte del loro budget per il marketing per il miglioramento del SEO.
Traffico organico vs traffico a pagamento.
Visto che il retargeting è pressoché bloccato proprio a causa delle difficoltà di tracciamento imposte dal GDPR, il traffico che si genera tramite la ricerca da parte degli utenti diventa più importane di quello della pubblicità perché quest’ultimo non mi offre più tutte le possibilità che mi offriva in passato. Quindi, tanto meglio puntare sul SEO, cioè sul posizionamento naturale, piuttosto che sul posizionamento a pagamento, visto che dopo non ho tutti quei dati importanti che avevo prima circa il tipo di utenti che visitavano il mio sito a seguito del click sulla pubblicità e che mi permettevano di indirizzarli nuovamente verso la mia pubblicità (retargeting).
SEO e Personalizzazione.
Benché Google chiarisca che i risultati di una ricerca non sono più personalizzati come lo erano un tempo, anche per via del GDPR appunto, in effetti le query (risposte di ricerca) sono molto specifiche e non richiedono dunque che i risultati siano così tanto personalizzati.
Se gli utenti accettano i cookie ammessi dal GDPR, allora qualunque ricerca (query) può essere personalizzata solo in base alla cronologia. Senza i cookie, la ricerca viene depersonalizzata a vantaggio dei siti che offrono la possibilità di classificarsi per query più specifiche e meno generiche.
In questo caso Google mi sta suggerendo i treni in partenza dalla stazione a me più vicina. Quella più vicina al punto in cui mi trovo ora mentre scrivo.
Per ricercare su Google l’utente non deve inserire i suoi dati.
Sulle piattaforme social è solitamente obbligatorio eseguire il login prima di compiere una ricerca mentre su Google si può operare una ricerca anche in modo anonimo.
Volendo, su Google o DuckDuckGo si possono condurre ricerche anche utilizzando il browser in modalità “incognito” senza di fatto accedere mai al motore di ricerca.
A parte gli aspetti di personalizzazione, per cui sono necessari i cookie, la ricerca in generale non richiede dunque l’uso di cookie e di inserimento dati da parte dell’utente.
Ciò che conta è il proposito dell’utente.
Dato che non abbiamo la possibilità di personalizzare i contenuti pubblicitari agendo su cookie di prima e di terze parti, il modo migliore per carpire l’utente è quello di ottimizzare i contenuti in modo che corrispondano alle intenzioni dell’utente.
Ad esempio, invece di usare contenuti a pagamento per intercettare gli utenti che sono alla ricerca di orologi, dovete creare contenuti sul vostro sito web che si classifichino bene quando un utente effettua una ricerca per “orologi”
In conclusione.
Il GDPR si conferma come uno degli elementi a più alto impatto nella storia del Digital Marketing, in grado di mutarne le tecniche e farne ripensare i processi.
Le limitazioni imposte dal GDPR penalizzano il mercato della pubblicità a pagamento ma aumentano le possibilità di essere trovati quando organizziamo una buona strategia SEO.
I consumatori in generale richiedono più possibilità di scelte, più informazioni e quindi anche fornitori di quel prodotto. Indubbiamente, se il vostro sito si piazza bene sui risultati, proponendo contenuti interessanti, il vostro traffico organico aumenta notevolmente e così anche le vostre possibilità di vendita.
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